Un'eccezionale selezione di opere d'arte antica e moderna, maioliche e argenti.
Ricordiamo che al prezzo di aggiudicazione sono da aggiungere i diritti della casa d'aste del 25%
1° Tornata
Lotto 1
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Romeo Daneo Trieste 1901-1976 "Santa Croce a Trieste" cm. 65x120 - olio su faesite Firmato b. a d. Al retro: etichetta XV Premio nazionale di pittura Michetti 1961; etichetta Fondazione Premio Michetti; etichetta INPS mostra arti figurative.
Luigi Spacal Trieste 1908-2000 "La fine d’autunno" della serie "Magicno tiho zitje" (Nature morte magiche) cm. 50x55 - olio su compensato Firmato b. a s. e datato ’40. Al retro etichetta dell’Artista con titolo.
Luigi Spacal Trieste 1908-2000 "Sommaco in Carso" cm. 40x60 - tecnica mista Firmato b. a d. e datato 1994 Al retro: firma, titolo e data 1994; etichetta Galleria Cartesius Trieste.
Dusan Dzamonia 1928-2009 "Senza titolo" cm. 90x120x60 - scultura in corten Espsozione: mostra dedicata al maestro croato Dusan Dzmonia presso le scuderie del Castello di Miramare, Trieste 2004.
Giuseppe Zigaina Cervignano 1924-2015 "Biciclette e falce" (1950) cm. 97x77 - olio su tela Firmato b. a s. Al retro: etichetta Centre d’art Italien Paris; etichetta con dati dell’opera; etichetta e timbro Galleria Gian Ferrari Milano. Al retro: etichetta Centre d'art Italien Paris; etichetta con dati dell'opera; etichetta e timbro Galleria Gian Ferrari Milano.
Pubbl.: catalogo "Zigaina opere 1942/2010" a cura di G. Granzotto, stampa Menini 2013, pag. 61;
catalogo "Zigaina opere 1942/2009" a cura di M. Goldin, Linea d'Ombra Libri 2009, pag. 103; catalogo "Le virtù del colore tra figurazione e astrazione" a cura di L. Petricig, Skira Milano 2013, pag. 66.
Esposiz.: mostra "Zigaina opere 1942-2009", Villa Manin, Passariano di Codroipo 2009. Opera realizzata nel periodo poco più che iniziale del neorealismo dell’artista che si concretizza con la sua partecipazione nello stesso anno alla Biennale di Venezia, nell’edizione in cui si ufficializza l’esistenza del movimento in territorio nazionale. La serie di opere intitolata "Biciclette e falci" va dal 1949 al 1957. La bicicletta appoggiata agli steccati legata allo status dei braccianti come unico mezzo di locomozione diventa l’oggetto-simbolo del neorealismo friulano, così come afferma Zigaina: "questi sono i primi quadri miei entrati in grosse pinacoteche e collezioni". Uno sguardo ravvicinato su un largo rastrello dentato si sposta su due biciclette dalle ruote anteriori scorciate e un accentuato geometrismo di ascendenza picassiana. Lo spazio è reso dinamico dalla tensione delle forme sfaccettate a terra e dai triangoli delle falci alzate che riprendono la forma e il colore dei parafanghi delle biciclette e ripetutamente addossate al bianco steccato definiscono la prospettiva angolare della strada. Il paesaggio mantiene il tono del colore dal verde all’azzurro che sono i colori preferiti dall’artista.
Giuseppe Zigaina Cervignano 1924-2015 "Biciclette e steccato" (1957) cm. 91X122 - olio su tela Al retro etichetta Società per le Belle Arti ed esposizione permanente, Milano 1988-89. Pubbl.: catalogo "Zigaina opere 1942/2010" a cura di G. Granzotto, stampa Menini 2013, pag. 87;
catalogo "Zigaina opere 1942/2009" a cura di M. Goldin, Linea d'Ombra Libri 2009, pag. 133.
Esposiz.: Mostra "Giuseppe Zigaina e Sergio Colussa, un colloquio tra realtà e assoluto", Villa Moretti Tarcento 2013. Verso un riepilogo del decennio trascorso sulle tematiche del neorealismo, il soggetto preferito dell’artista alla fine degli anni cinquanta diventa una presenza carica di emozione. Il colore ad olio rompe la scorza compatta che aveva caratterizzato la pittura dei primi anni cinquanta e si diluisce, si rende trasparente riflettendo una potenza sentimentale. La visione sembra divenire un en plain air che vuole cogliere la bellezza delle luci e dei colori nell’attimo in cui si riflettono nelle pozze d’acqua depositate davanti allo steccato. Mentre al di là del recinto la natura risplende del colore giallo del grano e il cielo è ancora livido testimone del maltempo. In realtà sappiamo che l’artista lavora sempre di memoria e ciò è riscontrabile nella struttura stessa dell’opera assai più legata al disegno accentuato nel segno con l’esplosione dei raggi delle ruote delle tre biciclette appoggiate allo steccato in legno, che si riflettono nell’ acqua delle pozzanghere e richiamano la forma del cesto appeso sulla sinistra allo steccato. E cos’è lo steccato se non un susseguirsi di segni verticali?
Giuseppe Zigaina Cervignano 1924-2015 "Ritratto" (1947) cm. 50x40 - olio su tavola Espsosiz.: mostra "Zigaina e Colussa, un colloquio tra realtà e assoluto", Tarcento 2013.
Giuseppe Zigaina Cervignano 1924-2015 "Falciatori che riposano" (1954) cm. 50x70 - olio su tela Espsosiz.: mostra "Zigaina e Colussa, un colloquio tra realtà e assoluto", Tarcento 2013.
Scultura in bronzo dorato e avorio raffigurante danzatrice, base in alabastro. Sulla base porta una targhetta con la scritta "Tanagra par M. Moreau". H. tot cm. 40.
Grande cesto in argento poggiante su 4 gambe con teste di putti e foglie, bordo trafotato e sbalzato a motivi floreali, al centro inciso stemma nobiliare, manico ricurvo con teste. Londra 1749. cm. 31x36. gr. 1650.
Alzata in argento a forma di elefante finemente inciso, piatto in cristallo, varie iscrizioni ela data Zurich 1850. Punzone Austri-Ungheria. H. cm. 18.
Eugenio Avolio 1876-1929 "Figura fantastica" h. tot cm. 62 - scultura in argento finemente lavorata, su base in marmo, argento gr. 8000 circa. Firma incisa al retro.
Scuola friulana della fine del XV secolo (bottega di Domenico da Tolmezzo) "Madonna incoronata con bambino" h. cm. 100 - scultura in legno policromo finemente scolpita Pubbl.: catalogo "Quando le Madonne testimoniano l'arte" a cura di G. Ganzer e Copetti Antiquari, dove vengono esposte tre sculture (una è la nostra) e due tavole collocabili tra il gusto goticoe il rinascimentale.
Giovanni Bonsi Documentato a Firenze fra il 1351 e il 1371 "Madonna con bambino, angeli e santi" cm. 45x25 - tempera su tavola a fondo oro con tempietto coevo (h. tot cm. 80). Prov.: vendita Dorotheum del 22 Marzo 2001 lotto 43
Bibl.: F.Zeri ,Un'apertura per G.B. in boll. d'arte ,XLIX (1964) pp. 224-228; R.Offner A critical and Historical Corpus of the Florentine Painting IV NY1967.
L'attività di Bonsi è stata inizialmente riconosciuta nella sola opera della pinacoteca Vaticana firmata e datata 1371, è stato Federico Zeri che per primo ha riconosciuto " il livello altissimo" del polittico vaticano e "la straordinaria anticipazione di accenti tardogotici" che conferiscono al Bonsi un profilo di alto rilievo nel panorama della pittura del trecento fiorentino.
Già nel suo tempo doveva essere molto rinomato tanto da essere scelto nel 1366 insieme con Taddeo Gaddi , con l'Orcagna e Andrea di Bonaiuto , per far parte della commissione incaricata di fornire un parere circa i modi del proseguimento della costruzione della nuova cattedrale.
Tra le opere riconosciutegli c'è il trittico oggi diviso fra i musei di Denver Colorado (Madonna con Bambino in trono), di San Diego California (S.Nicola ) e in collezione privata ( S.Giovanni Battista )che è un'opera di grande importanza per capire come l'arte di Bonsi arricchisce l'arte ereditata da Maso con calligrafismi più accentuati che portano verso lo sviluppo seguente di Lorenzo Monaco.
L'opera qui proposta è stata riconosciuta dal Prof. Filippo Todini come opera autografa e la definisce di " straordinaria bellezza iconografica e stato di conservazione".
Pietro Fragiacomo 1856-1922 "Gli scogli" cm. 21x26 - olio su cartone Firmato b. a d. Esposiz.: mostra antologica di P. Fragiacomo presso Galleria Lloyd Adriatico, Trieste 1996 a cura di P. Campopiano. Al retro autentica della sorella dell’Artista.
Attilio Pratella 1856-1949 "Capri" cm. 24x31 - olio su tavola Firmato b. a d. Al retro: etichetta con dati dell’opera; timbro Galleria Giosi Napoli; due timbri Galleria Carini Milano.
Ferdinando Noulian Trieste 1891-1984 "Marina triestina" cm. 120x120 - olio su compensato Firmato b. a s. Al retro titolo, firma e indirizzo dell’Artista.
Giuseppe Zigaina Cervignano 1924-2015 "Biciclette e cavalli" (1954) cm. 110x120 - oilo su tela Firmato b. a s. e datato ’54. Pubbl.: catalogo "Zigaina opere 1942/2010" a cura di G. Granzotto, stampa Menini 2013, pag. 75; catalogo "Zigaina opere 1942/2009"
Afro Bassaldella Udine 1912-Zurigo 1976 Lotto di due piatti in ceramica policroma, diam. cm. 24 ciascuno, entrambi firmati e datati ’47: a) "Mazzo di fiori" b) "Dadi" Al retro la scritta "Miniati made in Italy".
Afro Bassaldella Udine 1912-Zurigo 1976 Lotto di due piatti in ceramica policroma, diam. cm. 24 ciascuno, uno firmato e datato ’47: a) "Natura morta" b) "Carte" Al retro la scritta "Miniati made in Italy".
Afro Bassaldella Udine 1912-Zurigo 1976 "Natura morta" (1947) cm. 32x45 - olio su tela Esposizioni: "Quarta Quadriennale d'Arte Nazionale, Roma 1943" come da etichetta al retro; mostra "Dino, Mirko, Afro Basaldella, Castello di Udine e Galleria d'Arte Moderna, Udine 1987.
Bibliografia: "Dino, Mirko, Afro Basaldella" a cura di E. Crispolti, Milano 1987, pag. 180 A30; "Dai documenti dell'Archivio Afro" catalogo generale ragionato, Roma 1997, pag. 56 n. 109.
Autentica su fotografia della Dott.ssa C. Gian Ferrari, Milano 2009.
Francesco Trevisani (bottega di ) Capodistria 1656-Roma 1746 "Sacra famiglia con San Giovannino" (1715 circa) cm.105x85 -olio su tela foderata (ovale) Entro ricca e importante cornice romana coeva con applicazioni in legno dorato. Bibl.: “Joseph Heintz il giovane pittore di più pennelli” in “Arte in Friuli, arte a Trieste” a cura di D. D’Anza 2004, pp. 13 e 26; “Documentation for F. Trevisani’s decorations for the Vestibule of the Baptismal Chapel in Saint Peter’s”, in “Storia dell’arte” a cura di Di Federico 1970, pp. 155 e 174. “Trevisaniìs picture at Narni and the State of Roman Painting in 1715 in “Storia dell’arte” a cura di Di Federico 1972, pp. 303 e 313; “Le pale eseguite da F. Trevisani negli anni ottanta del Settecento per i primi due altari nella navata sinistra del Duomo” in “Le pitture del Duomo di Siena” a cura di M. Lorenzoni 2008, pp. 172-180.
Nella composizione Maria sorregge con le mani incrociate Gesù, il quale si abbandona in un sonno apparentemente profondo; il braccino sinistro è abbandonato, mentre San Giovannino in posizione devota si piega in avanti per baciargli il piede. Alle spalle di questo gruppo si riconosce San Giuseppe intento a meditare fissando il libro che stringe tra le mani. A conferma della paternità del dipinto vediamo alcuni particolari tipici dello stile di Trevisani lungo tutta la carriera; ad esempio il dettagio del costume della Vergine che si piega a formare un’increspatura (la stessa piega la troviamo nella veste del Salvatore nel “Cristo tra i santi Filippo e Giacomo con il padre Eterno”.
Dall’inizio del Settecento nel Trevisani la tavolozza diventa più chiara in seguito allo studio della pittira di Carlo Maratta (1625-1713). Esistono altre versioni di questo soggetto, vedi per esempio “Sacra famiglia con San Giovannino” della Bayerische Staatgemaldesammlungen di Monaco di Baviera; la tela che presentiamo si differenzia solo per la posa del Bambino che come detto si abbandona in un sonno profondo invece che appoggiarsi al petto della madre. Il dipinto monacense servì dunque per tutta una serie di varianti prodotte dall’attiva bottega di Trevisani. Il dipinto in vendita, realizzato da Trevisani in collaborazione con il proprio Atelier, dovrebbe collocarsi attorno al 1715.
Bartolomeo Costa Sbardilini detto delle Cisterne Capodistria 1400-Trieste 1480 Capitello con suo basamento esagonale in pietra di Aurisina eseguiti nella metà del XV secolo e facenti parte del colonnato originale della Loggia del Lionello di Udine. cm. tot 118x70x70.
Dichiarazione di autenticità Copetti Antiquari, Cividale.
Bibl.: "Raccontare udine-Vicende di case e palazzi" a cura di E. Bartolini, G. Bergamini e L. Sereni.
Scuola lombarda del XV secolo "Paggio orante" cm. 137x46x40 - scultura in unico blocco di pietra Esposizione: XV mostra mercato internazionale dell’antiquariato, Firenze Palazzo Strozzi 1987.
Acquasantiera in marmo finemente scolpita a coste scanalate per contenere la "commessa" in "macchia medicea" di sfumature rosa-giallo-viola. Firenze, II metà XVI secolo. cm. 54x29x3. La particolarità dell'oggetto sta nel fatto che il bordo, la vasca e il motivo ornamentale sono ricavati da un pezzo unico di marmo.
Una documentazione dell'antiquario Silvio Maria Fossati Bellani (Canonica di Triuggio) accompagna l'oggetto.
Johannes Napoleon Pellis 1888-1962 "Bacco" (1925) cm. 200x240 - olio su tela Firmato b. a d. e al retro. Esposiz.: mostra "L'anima del Friuli", Cividale Palazzo de Nordis 2012.
Pubbl.: in copertina del catalogo Giovanni Pellis a cura di S. Colussa, Udine 2009 e pp. 50 e 51.
Il "Bacco" pitturato da Pellis nel 1925 è un'imponente opera a luci basse pensata nella dichiarata volontà di procedere alla riscoperta dell'uomo sotto le spoglie eloquenti del mito. La sua presenza reale nel dipingersi in una dimensione vicina al mito, anche a noi piace più all'anima che alla ragione perché finisce nel comunicarci un fuoco di fantasia che rischiarando le ombre rianima il colore.
Jacopo Marieschi Venezia 1711-1794 "Flagellazione di Cristo" cm. 68x87 - olio su tela foderata Bibl.: E. Martini, La pittura del Settecento veneto, Udine 1982;
I. Penzo, J. M., pittore figurista e «accademico» veneziano del Settecento (con una restituzione per Giovanni Battista Canal), in Arte documento, 2002, n. 16, pp. 206-211.
Allievo e stretto collaboratore di Gaspare Diziani, la critica ha faticato a volte a distinguere le opere dell'uno e dell'altro, la stessa ha rivalutato la sua figura artistica solo recentemente anche se la sua opera era molto apprezzata alla sua epoca tanto da essere nominato presidente dell'Accademia nel 1776.
Nel 1743 era impegnato in due chiese veneziane. A S. Giovanni in Bragora dipinse due tele nella seconda cappella a destra: S. Giovanni Elemosinario dispensa le elemosine (altare) e La traslazione del corpo del santo (lunetta, parete sinistra) .
Mi ricollego per il confronto al dipinto qui presentato con opere degli anni Cinquanta che sono due stazioni della Via Crucis (Salita al Calvario e Seconda caduta sotto la Croce del 1755) per S. Maria del Giglio . dove Marieschi si rivela debitore della lezione di Diziani per alcuni dettagli compositivi, ma al tempo stesso è attento alla pennellata di GUARDI e alle scelte coloristiche di Sebastiano Ricci.
Scuola dei Bassano della fine del XVII secolo Allegoria della Terra e Allegoria dell’Acqua Lotto di 2 oli su tela foderata, cm. 73x100: a) "Allegoria della Terra" b) "Allegoria dell’Acqua"
Maestro attivo a Roma nel XVII secolo "Natura morta con frutta e vasellami" cm. 67x90 - olio su tela foderata Questa suggestiva natura morta databile nella metà del XVII secolo , per i modi stilistici si colloca nelle esperienze romane di Francesco Fieravino detto il Maltese che arricchisce la composizione delle sue nature morte con preziosi vasellami , e tappeti.
Per lo stile e per la stesura pittorica la presente natura morta ricorda l'attività di Meiffren Conte (1630 - 1705), artista documentato a Roma nel 1651 , come risulta dai documenti d'epoca residente nella parrocchia di Sant'Andrea delle Pratte, che probabilmente proprio ispirato dall'arte del maltese compone nature morte ricche di preziosi elementi come i sontuosi argenti che sono ripetitivi nella sua produzione e i drappi tutti elementi che ritroviamo nella natura morta qui presentata e dai quali prendere spunto per una possibile attribuzione.
Pieter Snayers Anversa, 1592-Bruxelles 1666/1667 cm. 40x60 - olio su tavola Siglato b. a d. Bibl.: Carl van de Velde, Snayers, Pieter, Oxford University Press. Giancarlo Sestieri "I Pittori di Battaglie. Maestri Italiani e Stranieri del XVII e XVIII secolo"
Studiò sotto il maestro Sebastian Vrancx prima di entrare a far parte della corporazione di San Luca di Anversa nel 1612.Si trasferì a Bruxelles nella città belga e lavorò in principio per l'Arciduchessa Isabella d'Asburgo , e fu successivamente pittore di corte per l'Infante Ferdinando D'Asburgo e l'Arciduca Leopoldo Guglielmo d'Austria Per loro dipinse scene di vittoriose battaglie, Snayers collaborò inoltre con Peter Paul Rubens in numerose occasioni, tra cui l'incompiuta Vita di Enrico IV e le serie della Torre de la Parada. Questa bella battaglia siglata è un'opera tipica della sua attività pittorica di battaglista.
Gennaro Favai Venezia 1879-1958 "Interno, figure cinesi" cm. 94x46 - olio su compensato Firmato b. a d. Al retro titolo, firma e data 1940; etichetta Galleria Ranzini Milano.
Gennaro Favai Venezia 1879-1958 "Interno con fiori bianchi" cm. 94x46 - olio su compensato Firmato b. a d. Al retro titolo, firma e data 1940; etichetta Galleria Ranzini Milano.
Pietro Marussig Trieste 1879-Pavia 1937 "Alberi in giardino" (1915-16) cm. 40x50 - olio su tela Firmato b. a d. Al retro etichetta Galleria Torbandena Trieste con provenienza Galleria del Milione Milano. Cfr.: catalogo Piero Marussig a cura di N. Colombo,
Afro Bassaldella Udine 1912-Zurigo 1976 Lotto di due tecniche miste: a) "C389" cm. 8x10 b) "F322" cm. 7x17 Entrambi con autentiche dell’Archivio Afro, Roma 2007.
Afro Bassaldella Udine 1912-Zurigo 1976 Lotto di due tecniche miste: a) "C143" cm. 10x14, autentica su fotografia dell’Archivio Afro, Roma 2007 b) "Senza titolo" cm. 7x8
Scultura lignea policroma raffigurante Madonna con bambino, h. cm. 114 Brabante 1470/80 Bibl.: J.W Steyaert- late gothic sculpture -the burgundian netherlands- Ghen.Prov.: vendita Dootheum 5
ottobre 2001. Questa scultura proveniente dal Bramante area che è stata devastata da guerre ricorrenti ha reso più complessa la catalogazione per la pesante perdita di una di una notevole quantità delle opere di scultura , proprio questa zona è origine di un’arte plastica che va di pari passo con l’opera pittorica innovativa di Wan der Weyden. Il gioco elegante dei panneggi e il gesto del bimbo che si tiene alla fibbia del mantello della madre fanno di questa scultura un bellissimo
esempio della scultura fiammingo -olandese della seconda metà del Quattrocento.
Maestro del XVIII secolo Lotto di 2 sculture lignee scolpite raffiguranti figure, su alte basi coeve a sezione rettangolare. Sculture h. cm. 50, h. tot cm. 130.
Scultura lignea policroma raffigurante Madonna con bambino, h. cm. 60. Austria, XV secolo Questa raffinata Madonna con Bambino rappresentata con vesti che risaltano la sua importanza di figura di regina incoronata proprio per affermare la sua maestà e l'eleganza della posa del bambino uniti all' ottimo stato di conservazione della policomia pongono in risalto l'interpretazione nello stile gotico di questa scultura.
Bibl.: F. Dworschak e H. Kühnel, Le gotique en basse Autriche, Vienna, 1963.
Coppia di angeli finemente scolpiti in legno policromo e legno dorato. I metà XVIII secolo. H. cm. 54 e cm. 58. Prov.: vendita Dorotheum, 23 marzo 2001, lotto 120.
Due angeli finemente scolpiti in legno policromo e legno dorato. II metà XVIII secolo. H. cm. 49 e cm.46. Prov.: vendita Dorotheum, 23 marzo 2001, lotto 122 e 124.
Giuseppe Zigaina Cervignano 1924-2015 "Mietitori" (1947) cm. 50x76 - olio su tavola Firmato b. a s. e datato ’47. Al retro timbro ed etichetta Galleria Colussa Udine. Al retro timbro ed etichetta Galleria Colussa Udine.
Pubbl.: catalogo "Zigaina opere 1942/2010" a cura di G. Granzotto, stampa Menini 2013, pag. 41;
catalogo "Zigaina opere 1942/2009" a cura di M. Goldin, Linea d'Ombra Libri 2009, pag. 93; catalogo "Le virtù del colore tra figurazione e astrazione" a cura di L. Petricig, Skira Milano 2013, pag. 66.
Esposiz.: mostra "Zigaina opere 1942-2009", Villa Manin, Passariano di Codroipo 2009. L’opera si rifà alla tematica del grano che appartiene al mondo contadino arcaico. La scena rappresenta quattro mietitori che si intrattengono tra la vegetazione in una giornata estiva. Sono figure costruite semplificate, contornate di una linea nera spessa che tecnicamente richiama l’estetica delle vetrate delle cattedrali gotiche, esse costituiscono una presenza umana priva di identità soggettiva. Lo spazio è dinamico diviso in sinuose forme geometriche: sembra compresso in quanto è trattato pittoricamente allo stesso modo come fosse un corpo fatto di carne umana e di vegetazione. La pittura appare quindi di superficie e le figure si distaccano dal fondo attraverso il colore che ricompone le forme: il blu di Prussia dei mietitori che esaltato dal bianco echeggia negli sprazzi di cielo e il verde intorbidito a tratti dal giallo cromo per la vegetazione. Le forme campite non sono prive di chiaroscuro, possiedono sia ombre proprie che ombre portate e i volumi sono resi attraverso l’incastro di piani. Emerge una ritmica compositiva di sintesi cuboespressionista di un impeto emozionale personalissimo che anticipa di un anno l’influenza che l’artista riceverà dalle opere di Picasso alla Biennale veneziana del 1948.
Giuseppe Zigaina Cervignano 1924-2015 "Attrezzi sul carro" (1951) cm.83x90 - olio su tela Firmato b. a s. e datato ’51. Pubbl.: catalogo "Zigaina opere 1942/2010" a cura di G. Granzotto, stampa Menini 2013, pag. 63;
catalogo "Zigaina opere 1942/2009" a cura di M. Goldin, Linea d'Ombra Libri 2009, pag. 110. L’opera rientra nelle rappresentazioni tipiche del neo realismo friulano, rappresentando gli strumenti di lavoro della campagna. L’artista ama la gente della sua terra, ne ama il lavoro e gli strumenti del lavoro che inquadra appoggiati sul pianale di un carro che posto in leggera diagonale fuoriesce dai limiti del quadro anche con la ruota in primo piano. La visione dall’alto è estremamente ravvicinata alle cose; a sinistra un piccone e una serie di pale, un sacchetto bianco e al centro il manico flesso della pala che enfatizza la forza del lavoro umano, mentre le falce messoria apre a una visione simbolica rimandando al mondo arcaico: quando i primi agricoltori mietendo il grano cantavano inni di dolore. L’erba che circonda il carro si trova appena raccolta anche sul carro stesso ad inserirlo nel contesto della natura. I colori di quest’opera sono misteriosi in quanto si svelano con la luce accesa; si possono cogliere le sfumature dei verdi che culminano nella brillantezza dell’erba appena colta, per distendersi nei blu e nei viola e riaccendersi nei due punti luce bianchi del sacchetto e del falcetto.
Tavolino gueridon in legno a 3 ripiani, quello superiore con piatto Vecchia Vienna in porcellana policroma, applicazioni in bronzo dorato. XIX secolo. H. cm. 86, diam. cm. 49.
Credenza a doppio corpo in legno ebanizzato finemente intarsiata in avorio a motivi floreali, parte inferiore a 2 ante e cassetto, parte superiore a 2 ante. Ebanisteria milanese, XIX secolo. cm. 205x97x43. (piccola mancanza).
Giovanni di Piamonte Attivo in Toscana e Umbria alla metà del XV secolo "Madonna con bambino" cm. 51x35 Questo Artista originario di Piamonte nella Valle di Sieve (Pontedera) è stato documentato attraverso l'unica opera certa che è la pala raffigurante la Vergine con bambino e Santi eseguita nel 1456 per i frati di Città di Castello, immagine molto nota per l'importanza del culto della Madonna protettrice della città umbra. Bellosi ha definito il legame nostro artista con l'opera di Pietro della Francesca attraverso la collaborazione nella decorazione del Coro di S. Francesco ad Arezzo precedente cronologicamente alla pala di Città di Castello, ed eseguita prima di trasferirsi a Firenze.
Il Prof. Filippo Todini, a cui spetta l'attribuzione della presente tavola, colloca quest'opera proprio nel periodo Fiorentino, quando eseguì gli affreschi della Cappella Ruccellai in San Pancrazio, e ne denota le affinità con la Sant'Anna Metterza della Gemaldegallerie di Berlino datando le due opere nel settimo decennio del Quattrocento.
Prov.: Porro & C. Milano 2005 lotto 308.
Bibl.: R. Longhi Genio degli anonimi Giovanni da Piamonte "La critica d'arte" 1940; L. Bellosi Giovanni di Piamonte e gli affreschi di Piero da Arezzo "Prospettiva" 1987; Luciano Bellosi Pittura e luce, Giovanni di Francesco e l'arte fiorentina di metà Quattrocento 1990.
Giuseppe Bernardino Bison 1762-1844 Lotto di 4 tempere su cartoncino, cm. 28x41: a) "La Regata sul Canal Grande" b) "Il Bucintoro a San Nicolò" c) "Il Bucintoro in Riva degli Schiavoni" d) "Festa del Giovedì Grasso in Piazza San Marco" Bibl.: F. Pedrocco, Il Settecento a Venezia, i Vedutisti, Milano 2001; G. Pavanello, A. Craievich, D. D'Anza. Giuseppe Bernardino Bison, Trieste 2012.
Queste spelndide e inedite tempere annoverabili nell'attività giovanile di Bison, si contraddistinguono per la freschezza cromatica e la raffinata abilità di tocco elementi ne indentificano sin da subio la sua attività temperistica. In queste opere egli si ricollega al suo studio formativo delle esperienze artistiche a lui precedenti e particolarmente a Canaletto che lui riprende come caratteristica sua di lavoro, che troviamo presente in altre sue opere, dalle incisioni di Visentini e in questo caso di Giovan Battista Brustolon, riproponendo il tema delle Feste dogali, che permettono a Bison secondo il suo uso di accentuare vivacità delle figure creando non una pigra veduta, ma un'apoteosi di fugre in movimento accentuate anche dalla luce chiarissima usata.
Si ringrazia il Prof. D. D'Anza.per aver confermato l'attribuzione.
Giuseppe Bernardino Bison 1762-1844 Lotto di 2 tempere su cartone cm. 15x23: a) "Veduta del Canal Grande" b) "Veduta del Campo Santi Giovanni e Paolo" Bibl.: F. Pedrocco, Il Settecento a Venezia, i Vedutisti, Milano 2001; G. Pavanello, A. Craievich, D. D'Anza. Giuseppe Bernardino Bison, Trieste 2012.
L'attitudine macchiettistica e la particolare atmosfera quasi sospesa dalla realtà della vedutistica di Bison riesce a creare dei piccoli capolavori di raffinata esecuzione come il pendants qui presentato. In queste due tempere si denota a pieno lo spirito con il quale venivano concepite queste vedute e particolamente il pubblico a cui erano dedicate, ossia ad una colta borghesia che voleva creare opere anche di poccole dimensioni che documentasero il ricordo che lo spirito veneziano, e Bison abilmente aggiorna lo stile canalettiano oltre che stilisticamente anche dal punto di vista della cronaca cittadina aggiornando le modificazioni architettoniche della città lagunare. Si ringrazia per aver confermato l'attribuzione del Prof. D. D'Anza.
Giuseppe Bernardino Bison 1762-1844 "Veduta di Piazza San Marco con la chiesa di San Gemignano" cm. 15x22 - tempera su cartoncino Bibl.: F. Pedrocco, Il Settecento a Venezia, i Vedutisti, Milano 2001; G. Pavanello, A. Craievich, D. D'Anza. Giuseppe Bernardino Bison, Trieste 2012.
Questa veduta rappresenta bene le qualità artistiche di Bison e la sua vena documentativa della città, infatti egli rappresenta piazza San Marco con la chiesa di San Gemigano. Opera architettonica tra le più belle di Jacopo Sansovino, prima della sua demolizione voluta da Napoleone nel 1807 per l'ampliamento delle procuratie destinate a suo palazzo. Particolarmente interessante è che la veduta è arricchita dalla scena popolareche rappresenta i festeggiamenti del carnevale con le maschere di pulcinella e i teatri di strada che contraddistinguevano questa festa, anche le figure vestite elegantemente con la bauta che si aggirano tra gli attori e i saltimbanchi sono elementi che si inseriscono nello spirito pittorico del pittore di documentare le variazioni non solo architettoniche, ma anche culturali della città lagunare portando la veduta volutamente nello spirito quotidiano.
Si ringrazia per aver confermato l'attribuzione il Prof. D. D'Anza.
Giuseppe Bernardino Bison 1762-1844 "Scena di interno" cm. 15x22 - tempera su cartoncino Bibl.: F. Pedrocco, Il Settecento a Venezia, i Vedutisti, Milano 2001; G. Pavanello, A. Craievich, D. D'Anza. Giuseppe Bernardino Bison, Trieste 2012.
La tempera qui riprodotta si inserisce nell'attività di Bison come pittore di genere che eseguì nel suo periodo triestino. Egli si ispirò alla pittura olandese con scene ambientate in interni ricreando con il suo tipico stile di tocco una scena diversa dalla ricerca realisica nordica, ma di una visione fantasiosa e caricaturale che egli riprende dallo studio di Tiepolo.
Si ringrazia per aver confermato l'attribuzione il Prof. D. D'Anza.
Gino Parin Trieste 1876 Dachau 1944 "Signora in piedi" (1917) cm. 60x27 - olio su tela Firmato b. a s. Pubbl.: catalogo Gino Parin a cura di C. Ragazzoni per Fondazione CRTrieste 2003, pag. 101 fig. 232
Maestro veneto del XVIII secolo "Il profeta Melkisedek" cm. 32x40 - olio su tela foderata Questo bozzetto è da collocare nell'attività di un maestro di scuola veneta ,influenzato dalla tradizione riccesca che si esprime con una tavolozza ricca di colore e una stesura veloce e di qualità.
Il soggetto abbastanza inconsueto riprende la storia del Profeta Melkisedek una figura emblematica e misteriosa nell'Antico testamento, della Tanakh o Bibbia ebraica e narra la vicenda di quando egli offri pane e vino al Signore, come fece Gesù nell’ultima cena istituendo l’eucaristia secondo i vangeli.
Giuseppe Zigaina Cervignano 1924-2015 "Dal colle di Redipuglia" (1974) cm. 40x30 - olio su tela Espsosiz.: mostra "Zigaina e Colussa, un colloquio tra realtà e assoluto", Tarcento 2013.
Afro Bassaldella Udine 1912-Zurigo 1976 Lotto di due tecniche miste: a) "C398" cm. 7x8 con autentica dell’Archivio Afro, Roma 2007 b) "Composizione cm. 5x7
Bartolomeo Pedon (attr.) Venice, 1665-1732 "Paesaggio con figure" cm. 70x87 - olio su tela foderata Bibll.: E. Martini, La pittura del Settecento veneto, Udine 1982.
Questo bel paesaggio presenta tratti di straordinaria qualità nella libertà del tocco che movimenta la visione paesaggistica, di impianto tipico veneto con la visione collinare e pedemontana, unisce alla resa dinamica delle maestose nubi una definizione spumeggiante degli elementi arborei che sono senz’altro accostabili agli esiti coevi di Marco Ricci.
Pedon rappresenta, nell’ampio panorama artistico del Settecento veneziano, un iniziatore indiscusso del genere paesaggistico, le fonti letterarie dell'epoca ne sottolineavano le bizzarrie caratteriali e una personalità da artista che viveva in modo anticonformista e stravagante, questa libertà di pensiero viene espressa anche nei suoi dipinti con un'esecuzione brillante al di sopra degli schemi paesaggistici.
Scuola di Giovan Battista Pittoni Venezia 1687-Venezia 1767 "Sacrificio di Polissena" cm. 68x110 - olio su tela foderata Bibl: Franca Zava Boccazzi - Pittoni opera completa 1979.
Il dipinto riprende la versione di Palazzo Taverna a Roma , che ha una delle rappresentazioni che ha avuto maggior successo tra i sacrifici pittoniani , tanto che il maestro per la realizzazione dei tanti esemplari documentati in formato ridotto ( la tela di Palazzo taverna misura cm.370 x 680) dovette anche ricorrere alla collaborazione della scuola.
Era pratica comune da parte di Pittoni , data la documentata lentezza del pittore a dipingere, di realizzare dei modelletti delle opere per poi replicarle personalmente o da parte della sua scuola comunque opere apprezzate dalla committenza per l'esecuzione scrupolosa nella stesura e attenta del disegno che veniva attentamente controllata in bottega dal maestro stesso.
Maestro del XVIII secolo "Capriccio con rovine e chiesa gotica sullo sfondo" cm. 63x100 - olio su tela foderata Bibl.: Annalisa Scarpa Sonino-MARCO RICCI opera completa -1991.
Il dipinto qui presentato é un capriccio del XVIII secolo che riprende la composizione dell'opera di Marco Ricci di collezione privata milanese di cui si conosce anche l'incisione ad opera di Davide Antonio Fossati (1708-1795).
Maestro veneziano del XVIII secolo "Veduta di Campo Santi Giovanni e Paolo" cm. 56x73 Bibl.: D. Succi "Nicoloò Guardi Le orme di un enigma" in Francesco Guardi Itinerario dell’avventura artistica, Milano 1993, pp. 191 e 208. Bibl.: D. Succi "Nicolò Guardi Le orme di un enigma" in Francesco Guardi Itinerario dell'avventura artistica, Milano 1993, pp. 191 e 208.
Questa veduta veneziana si ricollega alla vedutistica di Francesco Guardi che non mira, nelle sue pitture, a risultati di nitida percezione, ma propone un'interpretazione del dato reale soggettiva ed evocativa, realizzando immagini evanescenti e quasi irreali raggiungendo a volte una sensibilità definibile romantica grazie allo sfaldamento delle forme e a malinconiche penombre. In particolar modo si ricollega all'attività di Nicolò Guardi fratello di Francesco documentato nella Bottega dei fratelli Guardi e di cui si cnonosce ancora poco, per il confronto mi ricollego al dipinto presentato alla vendita di Christie's New York del 25/5/2005 con l'attribuzione a Nicolò Guardi, nel quale oltre ad essere svolta la medesima veduta si ritrovano numerose analogie pittoriche.
Centrotavola con al centro piastra in rame dipinto raffigurante Madonna bizantina sul fronte, al retro Crocifissione, su base in bronzo con figure di angioletti. cm. 20x32 (formato irregolare).
Joseph Winterle in Wien Orologio da tavolo in bronzo dorato con figure di cigni e figura nella parte superiore, quadrante bianco. XVIII secolo. H. cm. 21.
Orologio da tavolo russo in onice verde con venature gialle e applicazioni in argento lavorate a sbalzo a motivi floreali. Reca il punzone dell’argentiere russo N.A. Bolin, 1908-1917. La macchina reca la firma P. Buhre al retro. cm. 50x32x20. kg. tot 35. Poche, probabilmente nessuna, famiglie di gioiellieri al mondo può vantare 219 anni di storia. W.A. Bolin è la più antica stirpe di gioiellieri ancora attiva nel mercato odierno. Hanno lavorato per cinque Zar russi e tre Re svedesi.
Gioiellieri svedesi, i Bolin, arrivarono in Russia all'inizio del XIX secolo, pochi decenni prima di Fabergè. Erani i fornitori dgli Zari, lavorarono in Russia fino alla prima guerra mondiale, scoppiata la quale Wilhelm Bolin, rimasto bloccato in Germania, cercò di ritornare in Russia passando per la Svezia, ma desistette e ivi si fermò. Aprì un laboratorio e divenne ben presto fornitore della casa reale svedese.
Giuseppe Zigaina Cervignano 1924-2015 "La sera nel vigneto" (1995) cm. 200x260 - oilio su tela Firmato b. al centro e titolato. Pubbl.: catalogo "Zigaina opere 1942/2010" a cura di G. Granzotto, stampa Menini 2013, pag. 141;
catalogo "Zigaina opere 1942/2009" a cura di M. Goldin, Linea d'Ombra Libri 2009, pag. 193; catalogo "Le virtù del colore tra figurazione e astrazione" a cura di L. Petricig, Skira Milano 2013, pag. 86.
Esposiz.: mostra "Zigaina opere 1942-2009", Villa Manin, Passariano di Codroipo 2009. La tematica della Sera nel vigneto inizia nel 1980 con la rappresentazione della vastità degli spazi distesi di colore che interiorizzano tutte le immagini vissute dall’artista in precedenza. La visione è frontale su un unico piano bidimensionale a registri sovrapposti, mentre il territorio sottostante è l’immagine di un vigneto incandescente visto dall’alto dopo il tramonto. I pali dei filari sono colti in controluce e diventano un elemento aniconico che da una parte proietta lo sguardo nella profondità prospettica di un moltiplicarsi di punti di fuga e dall’altro irrompe verticalmente con il gusto reiterato dei segni grafici. Una larga striscia rossa orizzontale percorsa da rivoli di colore colante interrompe i segni e separa la sagoma bianca di un’icona. Schiacciata contro i cieli distesi di blu incombe come un evento ignoto che si preannuncia circondandosi di nubi nere.
Giuseppe Zigaina Cervignano 1924-2015 "Sui campi dell’Arciduca" (1992) cm. 200x260 - olio su tela Firmato b. a s. e titolato. Pubbl.: catalogo "Le virtù del colore tra figurazione e astrazione" a cura di L. Petricig, Skira Milano 2013, pag. 88. Le opere intitolate Sui campi dell’arciduca iniziano a partire dagli anni ottanta. L’arciduca è Carlo d’Asburgo e la tematica si rifà al romanzo storico dell’amico coetaneo Elio Bartolini, ambientato in parte sulle colline della bassa friulana. La terra e il cielo diventano un visionario tutt’uno timbrato di blu attraversato da qualche cavo. Nell’immobilità del silenzio la bandiera rossa e bianca dell’arciduca si distende su una trama grafica sottilissima di canali. Visto a volo d’uccello il territorio è in basso lontano e si dilata nella larghezza. La distesa d’acqua viene ad assumere le sembianze di un encefalo. Sovrasta ogni cosa un’astronave misteriosa che avvolta da una nuvola grigiastra diventa anch’essa tessuto nervoso che percorre lo spazio aereo. Il cielo in queste grandi opere è uno spazio psichico popolato di oscure presenze che parlano di memorie passate e di presentimenti.
Leonor Fini Buenos Aires 1908-Parigi 1996 "Femme au grand chapeau" cm. 24x35 - olio su tela Firmato b. a d. Al retro sul telaio firma e titolo. Esposiz.: mostra Leonor Fini l’italienne de Paris, Museo Revoltella Trieste 2009, come da etichetta al re
Ottone Rosai Firenze 1895-Ivrea 1957 "Piazza del Carmine" (1922) cm. 27x31 - olio su cartone Firmato b. a d. e a matita datato 1922. Al retro: etichetta con dati dell'opera e provenienza; etichetta Mostra dell'opera di Ottone Rosai, Firenze Palazzo Strozzi 1960; etichetta Soprintendenza speciale alla Galleria Nazionale d'arte Moderna e Contemporanea con dati dell'opera; etichetta Ottone Rosai Circolo degli Artisti, Torino 1983; etichetta Centenario della nascita Ottone Rosai presso Farsettiarte, Prato 1995; due timbri Galleria del Girasole Udine, timbro Galleria Falsetti Prato.
Scuola Greco-Dalmata XVII secolo "Madonna con bambino" cm. 28x21 - tempera su tavola a fondo oro Questa tavoletta interpreta la figurazione della Madre di Dio Eleusa che esprime l’intensità del rapporto tenero e affettuoso tra la Madre e il Bambino, figurazione molto usata nelle raffigurazione di area egeo -adriatica , tracce di questa iconografia si ritrovano sin dal X secolo, e si prestavano per la dolcezza dell'immagine alla devozione popolare.
Marcello Mascherini Udine 1906-Trieste 1983 "Flora" (1971) h. cm. 31 - scultura in bronzo a patina marrone Firma sulla base e monogramma. Sotto la base etichetta Galleria Torbandena Trieste.
Giuseppe Zigaina Cervignano 1924-2014 "Il temporale" (1974) cm. 50x40 - olio su tela Espsosiz.: mostra "Zigaina e Colussa, un colloquio tra realtà e assoluto", Tarcento 2013; Galleria Torbandena Trieste.
Giuseppe Zigaina Cervignano 1924-2014 "Paesaggio invernale" (1960) cm. 40x50 - olio su tela Espsosiz.: mostra "Zigaina e Colussa, un colloquio tra realtà e assoluto", Tarcento 2013; XX Biennale intarnazionale d’Arte; Galleria Piemonte Torino.
Grande albarello in maiolica con medaglioni raffiguranti figura virile e figura muliebre decorato a tutto campo a motivi vegetali e floreali. Caltagirone, XVIII secolo. H. cm. 42,5.
Fiasca in maiolica con medaglione racchiudente stemma con sole e spighe e decorata a tutto campo a motivi vegetali e floreali. Caltagirone, XVIII secolo. H. cm. 23.
Maestro del XVII secolo "Marina con barche e figure" cm. 80x108 - olio su tela foderata I caratteri di stile del dipinto suggeriscono l'attribuzione a un pittore di scuola nordica operante in Italia tra la fine del XVII secolo e gli inizi del XVIII secolo. Il soggetto raffigurato descrive una veduta costiera ideale, sull'esempio dell'opera di Johann Anton Eismann (1604-1698).
Maestro del XVII secolo "Cristo e l’Adultera" cm. 46x60 - olio su tavola Questa tavola dipinta su legno di rovere è un'opera della prima metà del XVII secolo eseguita da un pittore fiammingo su ispirazione di un modello pittorico veneziano del XVI secolo, dove il pittore trasforma i caratteri tipici della pittura veneziana con una minuziosa e attenta esecuzione dei particolari ed inserendo nelle figure tratti caricaturali tipici della scuola nordica.
Seguace di Antonio Canova "Creugante" e "Damosseno" Sculture in bronzo a patina scura con basi in legno riccamente intagliato. sculture h. cm. 72 e cm. 65, basi h. cm. 122. Queste due sculture databili nel XIX secolo riprendono il modello di Antonio Canova soprannominato i 'Pugilatori' conservato ai Musei Vaticani e raffigurano i due atleti greci Creugante e Damasseno entrambi appunto pugilatori ,il primo ucciso dalla spietatezza del secondo .
Le forme di Creugante manifestano una forza, ed insieme una bellezza particolare, la fisonomia regolare, ma severa, e le pieghe fortemente raccolte, ed espressive del sopracciglio, ci danno perfetta sensibilità dello stato violento del suo animo. Egli ha però un non so che di patetico nel volto.?Damosseno, invece di più robuste ed erculee fattezze, ma non però meno belle nella loro perfetta proporzione, sta nell'atto di vibrargli un gran colpo, disponendo tutta la persona nella forte attitudine di chi vuol rendere quel colpo micidiale . La fisonomia di lui non ispira già nulla di quel dolce, che si trova in quella del suo rivale. Le due sculture qui presentate sono di bella fusione e si inseriscono nell'esigenza di riportare nei viaggi del 'Gran tour ' oggetti che riprendessero i modelli famosi dell'arte italiana.
Giuseppe Zigaina Cervignano 1924-2015 "La donna di Treppo Carnico" cm. 48x30 - disegno a matita Firmato e datato ’59. Al retro etichetta Galleria del Girasole, Udine.
Giuseppe Zigaina Cervignano 1924-2015 "Nuvola? Donna?" (1954) cm. 25x33 - matita su carta Firmato b. a d. Nella parte inferiore dell’opera reca una dedica di Pier Paolo Pasolini, grande amico di Giuseppe Zigaina. Al retro timbro Galleria Colussa Udine.
Giuseppe Barison Trieste 1853-1931 "Ragazza a cavallo" cm. 71x35 - pastelli colorati Firmato b. a s. Pubbl.: catalogo Giuseppe Barison a cura di M. Gardonio per Fondazione CRTrieste 2006, pp. 98 e 185.
Raro document storico del campo per internati di Mittergrabern, cm. 180x82. Manifesto dipinto ad olio su carta (difetti) eseguito per la rappresentazione nel teatro del campo per internati del "Rigoletto" di G. Verdi, stagione autunno 1916.. Interpreti: Rigoletto-M. Sillich Gilda-M. Petris.
Bruno Chersicla Trieste 1937-2013 "Ifrik" (2005) h. cm.182 - scultura scomponibile in legno okoumè dipinto Ispirato da "Mara e Dann" di Doris-Lessing. Esposiz.: Palazzo Frisacco, Tolmezzo 2009.
Bruno Chersicla Trieste 1937-2013 "Il designer" (1993) h. cm.185 - scultura scomponibile in legno okoumè dipinto Bibl.: mostra Museo Revoltella Trieste 1997-98, catalogo Electa.
Psiche in legno di ciliegio con cassetto centrale, colonne laterali scanalate a sorreggere lo specchio basculante, su gambe a forma di delfini in legno ebanizzato. Epoca Biedermeier. cm. 205x126x53.
Cassettone in legno di ciliegio a 4 cassetti con bordo scalanato e finiture ebanizzat3, parte superiore con grande anta a specchio. Epoca Biedermeier. cm. 235x140x62.
Dormeuse in legno di ciliegio arcuato, bordo inferiore con colonnette scanalate verticali e finiture ebanizzate. Epoca Biedermeier. (materasso cm. 155x68).
Letto ad una piazza e mezza in legno di ciliegio con testiera fortemente arcuata, bordi a coste verticali e finiture ebanizzate. Epoca Biedermeier. (materasso cm. 180x123).
Adeodato Malatesta (?) 1806-1891 "Ritratto della Contessa Elisabetta Ferrolucchi"
La poltrona in oggetto fa parte dei lotti 149, 150 e 151. cm. 160x125 - olio su tela Firmato Malatesti a s. e datato 1937.
Salotto in legno scuro con medaglione sullo schienale in velluto bordato da legno dorato, gambe anteriori con terminali ferini in legno dorato, gambe posteriori a sciabola a formare con lo schienale una mezzaluna, composto da divano e 4 poltrone. Epoca Biedermeier.
Salotto in legno scuro con medaglione sullo schienale in velluto bordato da legno dorato, gambe anteriori con terminali ferini in legno dorato, gambe posteriori a sciabola a formare con lo schienale una mezzaluna, composto da divano e 4 poltrone. Epoca Biedermeier.
Lotto composto da poltrona e coppia di sedie in legno scuro con medaglione sullo schienale in velluto bordato da legno dorato, gambe anteriori con terminali ferini in legno dorato, gambe posteriori a sciabola a formare con lo schienale una mezzaluna. Epoca Biedermeier.